La fuga della schiava Cora dal libro allo schermo 

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La ferrovia sotterranea, di Colson Whitehead (Sur, 2017)

La fuga della schiava Cora dal libro allo schermo 

Colson Whitehead (New York, 1969) è uno scrittore che non sbaglia un colpo. Due premi Pulitzer a distanza di pochi anni ne hanno fatto una vera stella nel panorama editoriale americano. Il più recente è quello ricevuto nel 2020 per I ragazzi della Nickel  (Mondadori) di cui abbiamo già parlato in questa rubrica. Il primo gli era stato assegnato nel 2016, insieme al National Book Award, per La ferrovia sotterranea, uscito in Italia l’anno successivo.
La ferrovia sotterranea è anche il libro straziante e magico che ha ispirato al regista Barry Jenkins la serie capolavoro The Underground Railroad, in onda dal 14 maggio in tv (dieci puntate su Prime Video), realizzata “con una grandiosità epica e una potenza visiva indiscutibili” (Gianluigi Rossini, Il sole 24 ore, 9 maggio 2021).
Poco prima della Guerra di Secessione americana, la giovane Cora scappa da una piantagione della Georgia dove, figlia dell’unica schiava a non essere stata mai riacciuffata, era costretta a un’esistenza intollerabile e inumana. Braccata da un cacciatore di schiavi, tenta di raggiungere gli stati liberi del Nord con l’aiuto della “ferrovia sotterranea”, un’invenzione fantastica con cui Colson Whitehead traduce in termini “concreti” l’associazione filoabolizionista attiva negli USA nel 19° secolo che aiutava gli schiavi neri a fuggire.  Il nome “sotterranea”, nella realtà, alludeva alla segreta rete di rifugi, vere “stazioni di posta” - gestite da “capitreno” in grado di controllare le direzioni di  fuga - che punteggiavano il percorso dalla Georgia attraverso la Carolina, il Tennessee, l’Indiana fino alla libertà. Nel libro diventa una vera ferrovia sotterranea che porterà Cora in vari stati del Sud dove la persecuzione razziale assume forme variegate di drammaticità.  
La storia della giovane Cora diventa nel libro e, ancora più nella serie, “il racconto corale, di grandissimo respiro, universale” (Gianluigi Rossini, cit.) di intere generazioni di uomini, donne e bambini ridotti in schiavitù.

PM